Armi informatiche e psicologiche: tra Disinformazione e Social Media.

La crescente diffusione e l’ampio utilizzo delle diverse piattaforme social consente una connessione real time ed uno scambio informativo enorme, qualcosa di non immaginabile solo qualche decennio fa. Questo ha agevolato la creazione di nuove realtà dipendenti da questo ambiente digitale. Siamo testimoni di profondi cambiamenti negli approcci all’informazione cosi come dell’aumento dei margini per distorsioni nell’accesso a un’informazione corretta e veritiera.

I social media costituiscono una dimensione vulnerabile particolarmente adatta alla manipolazione, un luogo in cui la disinformazione e l’informazione scorretta producono un’ampia gamma di effetti che oltrepassano i confini digitali per entrare nel regno umano, influenzando e alterando le credenze, i comportamenti e gli atteggiamenti verso idee, istituzioni o persone specifiche.

Conflitti come quelli in Ucraina e in Israele riflettono il modo in cui i social media vengono utilizzati per scopi comunicativi oltre che, ad esempio, per la raccolta di informazioni di intelligence, per influenzare la percezione pubblica attraverso tecniche di manipolazione e propaganda, per attaccare l’opposizione, per lanciare campagne aggressive online, per guidare la divisione e la polarizzazione e per inibire l’altrui pensiero attraverso il trolling, le molestie e gli attacchi personali.

Le Nazioni Unite hanno in più momenti sottolineato che l’inquinamento informativo è un problema difficile da risolvere, per il quale non esiste una soluzione semplice ed unica e che la disinformazione è un rischio esistenziale per l’umanità in quanto danneggia la fiducia nelle società democratiche, nei governi, nelle istituzioni e nei processi, favorendo ulteriormente le divisioni e i conflitti.

“Countering disinformation requires lasting investment in building societal resilience and media and information literacy.” ANTÓNIO GUTERRES, United Nations Secretary-General

Nello specifico, l’Agenda comune contiene 12 impegni, alcuni molto rilevanti per affrontare la disinformazione:

Promuovere la pace e prevenire i conflitti

Rispettare il diritto internazionale e garantire la giustizia

Costruire la fiducia

Migliorare la cooperazione digitale

Gli Stati devono:

  1. PROTEGGERE, RISPETTARE E PROMUOVERE la libertà di espressione, garantendo l’accesso alle informazioni e promuovendo il pluralismo dei media;
  2. EVITARE di regolamentare sulla base di definizioni vaghe, di imporre sanzioni sproporzionate e di non criminalizzare mai i contenuti legittimi;
  3. Astenersi da chiusure o blocchi di siti e punti vendita su Internet;
  4. ASSICURARE che i funzionari pubblici condividano informazioni accurate e ritengano responsabili le autorità che diffondono informazioni false;
  5. COINVOLGERE la società civile nella progettazione di politiche e altri sforzi volti a contrastare la disinformazione.
    Le imprese tecnologiche devono:

  1. EVITARE di causare o contribuire a impatti negativi sui diritti umani attraverso le loro attività e AFFRONTARE gli impatti negativi;
  2. DIFFONDERE le politiche e le pratiche di contrasto alla disinformazione;
  3. RIVEDERE i propri modelli di business per assicurarsi che siano in linea con i principi dei diritti umani;
  4. GARANTIRE una maggiore trasparenza e fornire accesso a dati e informazioni rilevanti;
  5. ASSICURARE che le loro pratiche di moderazione dei contenuti siano coerenti e dotate di risorse sufficienti in tutte le sedi in cui operano e in tutte le lingue pertinenti.

La Commissione dell’Unione Europea sottolinea quanto sia importante proteggere i valori democratici COMBATTENDO i metodi di manipolazione sociale come la disinformazione, che consiste in informazioni fuorvianti o false diffuse attraverso piattaforme social per ingannare o proteggere specifici vantaggi economici o politici. L’istituzione ha proposto una serie di iniziative per contrastare la disinformazione, come il Piano d’Azione per la Democrazia Europea e il Rafforzamento del Codice di Condotta sulla Disinformazione, che propone, ad esempio, il potenziamento della trasparenza politica e l’empowerment degli utenti e dei ricercatori.

Le piattaforme social facilitano una vasta gamma di attività da quelle commerciali a quelle politiche, ma allo stesso tempo sono al centro della progettazione e attuazione di campagne di manipolazione sociale, potenziate oggi in modo significativo dagli strumenti di intelligenza artificiale (AI).

I social media hanno assunto un ruolo predominante come ambiente per l’impiego di armi informatiche, diventando un nuovo campo di battaglia. Il potere derivante da tali piattaforme è amplificato grazie a obiettivi che comprendono l’analisi delle relazioni interpersonali e l’applicazione mirata di tecniche di inganno. I social media vengono quindi sfruttati per scopi bellici ma al tempo stesso sono l’infosfera per armi informatiche come bot, botnet, troll e cyborg.

Le minacce connesse alla disinformazione provengono da diversi attori eterogenei. Da un lato, si individuano criminali che vedono nella diffusione di informazioni fuorvianti un mezzo per conseguire profitti illeciti, sfruttando la vulnerabilità delle persone e l’inganno. Dall’altro lato, si osservano Stati e attori sostenuti dallo Stato che intraprendono azioni mirate per perseguire obiettivi di portata geopolitica, influenzando il consenso pubblico e indebolendo la stabilità delle nazioni. Inoltre, emergono opportunistiche figure che approfittando del caos informativo agiscono per svariati motivi:

  • Discredito politico: Possono avere un interesse politico nel danneggiare la reputazione di un partito politico, un leader o un governo, cercando di erodere la fiducia del pubblico nelle fonti ufficiali e nelle istituzioni.
  • Interessi economici: Alcune figure potrebbero agire a vantaggio di determinati interessi economici, ad esempio competitor che cercano di danneggiare la credibilità di un’azienda o un settore economico per ottenere un vantaggio competitivo.
  • Agenda ideologica: Le figure con specifiche convinzioni o ideologie possono cercare di promuovere o difendere la loro visione del mondo, mettendo in discussione le fonti ufficiali che non si allineano con la loro prospettiva.
  • Creazione di confusione: L’intenzione potrebbe essere quella di creare confusione e caos all’interno della società, impedendo alle persone di distinguere tra informazioni verificate e false. Questo può indebolire la coesione sociale e la stabilità.
  • Attività sovversive: Alcune figure possono avere motivazioni sovversive o radicali, cercando di destabilizzare l’ordine costituito e promuovere un cambiamento radicale nella società, sfruttando la diffidenza nei confronti delle istituzioni.
  • Attivismo digitale: Coloro che si identificano con cause sociali o politiche possono utilizzare il caos informativo per amplificare il proprio messaggio, anche se questo significa diffondere informazioni fuorvianti o errate.
  • Divulgazione di teorie del complotto: Alcune figure possono promuovere teorie del complotto per attirare l’attenzione e il seguace, o per alimentare una cultura del sospetto nei confronti delle fonti ufficiali e delle istituzioni.

Questa diversificazione degli attori coinvolti sottolinea la complessità e la multiformità delle minacce legate alla disinformazione.

E’ necessario contrastare tutte le forme di disinformazione attraverso misure politiche, l’educazione, il rafforzamento delle capacità di prevenzione e di resistenza alla disinformazione, l’advocacy e la sensibilizzazione, l’incoraggiamento dell’alfabetizzazione tecnologica e mediatica. Nell’odierno ecosistema informativo in costante e rapida evoluzione, è inoltre fondamentale riconoscere che ogni persona può svolgere un ruolo vitale nell’affrontare la disinformazione.

pg @neurobites

Risorse: UN – EU – Europol