Guerra cognitiva e Intelligenza Artificiale

Negli ultimi decenni alcune potenze hanno consolidato un nuovo modo per eliminare i confini tra tempi di pace e di crisi, una forma di guerra continua. La guerra cognitiva (Cognitive Warfare) è considerata una forma sofisticata di manipolazione del comportamento su larga scala per ottenere un vantaggio tattico o strategico. Un potenziale campo di battaglia dove non ci sono vittime, morti e feriti, ma dove il teatro delle operazioni è la mente umana e le operazioni si svolgono nei campi della percezione, dell’emozione e della memoria.

L’obiettivo non è la distruzione materiale ma la manipolazione ed il controllo. Le scienze cognitive e comportamentali ovviamente sono protagoniste indiscusse. La guerra cognitiva è stata definita in vari modi. In generale si riferisce a strategie e tattiche volte a influenzare e manipolare la percezione, l’opinione, il pensiero e il comportamento delle persone al fine di raggiungere determinati obiettivi politici, militari, economici o sociali. Si tratta dunque di una strategia che si concentra sull’alterazione del modo in cui una popolazione bersaglio pensa e agisce. Comporta l’armamento dell’opinione pubblica da parte di un’entità esterna attraverso l’uso di disinformazione, propaganda e tecniche di manipolazione. La guerra cognitiva prende di mira intere popolazioni, si basa su tecniche di manipolazione psicologica e ha come obiettivo la diminutio e la destabilizzazione di istituzioni e governi. Spesso utilizza le nuove tecnologie di comunicazione e informazione, come i social media, per diffondere informazioni false e promuovere opinioni polarizzanti.

Per alcuni esperti si tratta di una nuova categoria di guerra che si sovrappone alla guerra cibernetica e che deriva da precedenti forme di guerra non cinetiche correlate, come le operazioni PsyOps e l’Information Warfare.

La guerra cognitiva si differenzia dalle precedenti forme di guerra non cinetiche per diversi aspetti. In primo luogo, si rivolge a intere popolazioni, mentre le precedenti forme di guerra non cinetica si rivolgevano tipicamente a personale militare o a gruppi specifici. In secondo luogo, si concentra sulla modifica del comportamento di una popolazione cambiando il suo modo di pensare, piuttosto che limitarsi a fornire false informazioni su questioni specifiche. In terzo luogo, si basa su tecniche di manipolazione psicologica sempre più sofisticate e, potenzialmente, su tecniche neurofisiologiche, come la stimolazione transcranica (e di questo scriveremo a breve). Si sovrappone alla guerra cibernetica, in quanto spesso implica l’uso della disinformazione e della propaganda computazionale (digitale).

La guerra dell’informazione è una forma di guerra non cinetica che prevede l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per raggiungere obiettivi militari o politici. In genere comporta la diffusione di informazioni false o fuorvianti per influenzare l’opinione pubblica o per disturbare le operazioni di un avversario. La guerra dell’informazione può essere condotta con una varietà di mezzi, tra cui la propaganda e la guerra elettronica. Può essere utilizzata per promuovere teorie cospirative, propagare ideologie estremiste o seminare discordia nelle società. Sfruttando le vulnerabilità degli individui e delle società, la disinformazione diventa un potente strumento di guerra cognitiva, che consente agli attori di manipolare le percezioni, distorcere la realtà e destabilizzare governi e istituzioni. Sebbene la guerra cognitiva implichi anche l’uso della disinformazione e della propaganda, il suo obiettivo è cambiare il comportamento di una popolazione modificando il suo modo di pensare, piuttosto che limitarsi a fornire false informazioni su questioni specifiche. La guerra cognitiva si svolge spesso anche in condizioni di pace, al di fuori del contesto di una guerra cinetica. Può essere condotta in modo occulto e non è limitata ai periodi di conflitto aperto.

La guerra cognitiva si avvale ampiamente delle nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione, specialmente l’intelligenza artificiale (IA). Questo coinvolge la diffusione di disinformazione, propaganda e l’uso di tecniche manipolative per controllare il sentiment e le opinioni online e screditare gli avversari. Le capacità dell’IA e delle tecnologie correlate sono sfruttate per influenzare il pensiero, le opinioni e i comportamenti delle persone al fine di raggiungere determinati obiettivi politici, sociali o economici:

  • Gli algoritmi di IA possono essere utilizzati per creare contenuti falsi, come notizie false, articoli di opinione distorti o immagini modificate, al fine di diffondere disinformazione e confondere l’opinione pubblica.
  • L’IA può analizzare grandi quantità di dati personali per creare profili dettagliati degli individui, consentendo così la creazione di messaggi mirati e personalizzati che influenzano le opinioni delle persone in modo specifico.
  • Gli algoritmi di IA possono essere utilizzati per manipolare gli algoritmi delle piattaforme sociali e far sì che determinati contenuti vengano amplificati, raggiungendo un pubblico più vasto e influenzando le opinioni delle persone.
  • L’IA può essere utilizzata per creare e coordinare attacchi informatici mirati, distribuire malware e sfruttare vulnerabilità nei sistemi informatici al fine di influenzare le reti di comunicazione e diffondere disinformazione.
  • L’IA può essere utilizzata per creare chatbot avanzati che simulano conversazioni umane e diffondono disinformazione o propaganda in modo più interattivo e convincente.
  • L’IA può essere utilizzata per riconoscere modelli di comportamento online e identificare i punti deboli nelle opinioni pubbliche, permettendo così di adattare le strategie di manipolazione in modo più efficace.

L’obiettivo di creare un ecosistema digitale più sicuro e resiliente in cui l’IA stessa possa essere utilizzata per rilevare e prevenire il suo abuso, contribuendo a mitigare l’impatto negativo della propaganda digitale e della manipolazione online diventa quindi fondamentale.

Paola Giannetakis